La Valvarrone prima del 1915-18 non possedeva strade rotabili. Fu solo grazie al progetto di fortificazioni militari della “Linea Cadorna” lungo la dorsale del M. Legnone e M. Legnoncino che la valle si dotò di una strada a mezza costa, la Strada Provinciale SP 67, che collega tuttora i paesi di Avano, Tremenico, Introzzo, Sueglio, Vestreno, alle sponde del Lago (Dervio).
Le case erano costruite con sassi di torrente legati con calce, pietre di cava, assiti in legno. Ci si trovava anche nelle stalle poste generalmente appena dietro il paese formando un nucleo ben distinto “un paese sopra il paese”. “Le costruzioni antiche locali esprimono un senso di severa saldezza: la loro forma tende ad un’accentuata verticalità”. (A. Fumagalli, 1982). “Osservando più da vicino le architetture antiche che ancora si conservano, si nota una tendenza a costruire forme dalla geometria semplice, essenziale: non solo, ma realizzare fasce murate piene che corrono dal terreno al tetto intercalate da altre fasce dove si aprono i vuoti delle porte e delle finestre. Il risultato finale che ne consegue è di una estrema sobrietà, di una essenzialità immobile, resa viva dalle belle tessiture in pietra scura e dai tetti in lastra di pietra sottile”. (A. Fumagalli, 1982)
Il nome deriva dalla letteratura del “Loogh” ovvero “insediamento in affitto temporaneo”. La costruzione di queste antiche aggregazioni in pietra, cedute in affitto alla comunità, permetteva di accudire i maggenghi e gli alpeggi in quota. Era un’usanza che permetteva a chi non possedeva terre e strutture di gestire, comunque, un’attività agricolo-pastorizia in proprio. A tutt’oggi la tradizione è ancora viva ed è all’origine di numerose manifestazioni folcloristiche con grande sfoggio di costumi e consumo di prodotti locali nella ricorrenza di feste, soprattutto della domenica.
“Appiattato in una piega della montagna, non ardisce affacciarsi sull’orlo, alla vista del lago e del mondo”. (F. Magni, 1926).
“La struttura viaria del paese è composta da gradoni che si dispongono a pendio a quote diverse, e da una serie di diagonali che li collegano. Spicca la presenza di vaste pareti completamente chiuse in edifici alti, utilizzati probabilmente come fienili areati secondo precise direzioni”. (A. Fumagalli, 1982).
“Al vertice della tortuosa salita che percorre il dirupo, strapiombante quasi sopra a Dervio, si incontra Vestreno. I loggiati dispongono di trame lignee molto leggere e regolari, innalzate fino al tetto anche dove la parete forma una cuspide: i muri dichiarano un’origine a secco: solo in un secondo tempo, sono stati intonacati”. (A. Fumagalli, Architettura contadina in Valsassina, Val Varrone e Valassina, Silvana Editore, Milano, 1982).
Si tratta di un agglomerato di case in pietra utilizzate per la transumanza, il ricovero di uomini, attrezzi e animali, l’attività agricolo-pastorizia in quota. Attualmente viene abitato nei fine settimana e durante il periodo estivo come luogo d’incontro e brevi vacanze.
“Sueglio è paese ben esposto al sole. Le case, costruite sul finire dell’800, gli danno un aspetto allegro benché nell’interno le vecchie case, le stradicciole erte e tortuose, nulla abbiano di diverso da quelle degli altri villaggi della Valle”. (F. Magni, 1926)
La zona dei Pascoli si concentrava un tempo nei luoghi denominati Loco Tocco, Loco Peinano.
“Un cenno particolare meritano pure i due nuclei di stalle di Loco Tocco e di Loco Peinano. Questi interessanti e affascinanti a vedersi agglomerati di piccole case dalle volumetrie tra loro molto simili e disposte in modo libero e mosso sul terreno, spesso nel bel mezzo del bosco, assumono l’aspetto di concrezioni di cristalli originati singolarmente da una sempre uguale struttura interna e disposti nel loro insieme secondo una libera geometria”. (A. Fumagalli, 1982).
“Villaggio superiore a Dervio, alla falda occidentale del Legnone, mezzo miglio dalla riva destra del fiume- torrente Varrone che si scarica nel Lario. Vi è una fucina pel ferro con forno alla svedese. La parrocchiale è nel vicino casale detto Monte Introzzo”. (Dizionario Corografico dell’Italia, 1854).
“Costruito in bella pietra grigia, presenta case dalle forme elementari: semplici e potenti geometrie dense di materia, trattata a forti blocchi: le aperture vi sono ampie, molto sviluppate in altezza, soprattutto quelle dei fienili, protette da una serie di sbarre orizzontali”. (A. Fumagalli, 1982).
“Procedendo verso l’alta valle Varrone, sul ripido pendio, settentrionale si raggiunge Tremenico, località molto isolata attorniata da un ambiente severo e inospitale”. (A. Fumagalli, 1982).
“Spiccano nei muri le belle pietre giallastre locali che connotano in modo singolare le costruzioni”. (A. Fumagalli, 1982).
La maggiore attrazione di Tremenico è la sovrastante Frazione di Monte Fenile (Tremenico), nucleo rurale caratterizzato da orti, stalle, fienili, legati all’attività agricola montana: schiere di case ben allineate, pronte a sfruttare il massimo dell’irraggiamento solare; prati e viti, legna accatastata sotto i portici. I pendìi sono tutti ricoperti di vegetazione fin sugli alti crinali; in basso, terrazzamenti per vigneti e piante da frutta, quindi radure prative e selve di castagni; sopra boschi cedui, faggio, betulle, piantagioni di larici, pini, abeti.
Anche la frazione di Avano “oscuro e angusto”, sulla via per Pagnona è “disposta secondo gradoni sul pendio e collegata da traverse diagonali sfalsate”.
“E’ un piccolo mucchio di case vecchie…, appollaiate su una ruga del monte che sale quasi perpendicolare dietro e scende a precipizio davanti. Una stradicciuola in mezzo al paese conduce a una piazzetta dove sorge una casa di aspetto più civile, la Casa di Re”. (F. Magni, 1926).